Per Platone le idee erano innate, ma non pose limiti alle interpretazioni. E alla fantasia. E certo, di tutti i suoi scritti, quello che più ha stimolato le interpretazioni, e le più fantasiose,
è il «Timeo», il libro di Atlantide. La mitica città sprofondata nei flutti in un immane cataclisma è stata immaginata, cercata in tutto il mondo. Ma nessuno, finora, aveva pensato di metterla in mezzo a un altipiano, a centinaia di chilometri dal mare, nel cuore
della Bolivia.
Atlantide in Sud America è un’idea del geologo inglese Jim Allen, che ci ha scritto sopra un paio di libri, ora tradotti in italiano. Per anni Allen ha sezionato il «Timeo», in tutte le versioni possibili, alla ricerca di indizi, finché rimase colpito dalla descrizione dei grandi canali circolari che circondavano la città. Quei canali gli ricordavano il Sud America. Idea folle? Nell’era della mappatura dal satellite si poteva verificare. E Allen trovò le prime tracce: nella pianura ai piedi del Volcan Quemado, il vulcano bruciato, che ancora porta i segni di un’antica eruzione esplosiva. Per Allen il continente Atlantide descritto da Platone è proprio il Sud America. E la città di Atlantide, sua capitale, si trovava al centro del continente. La catastrofica distruzione riguardò solo la città e poté essere provocata benissimo da un vulcano o un terremoto. O tutte e due.
Platone stesso ha avvolto Atlantide nel mistero, con artifici narrativi. Nel «Timeo» scrive che suo zio Crizia narra di Atlantide. Crizia a sua volta racconta che Solone, suo antenato, aveva visitato l’Egitto nell’800 a.C. e chiese a un gruppo di sacerdoti di Sais di parlare del loro passato. I sacerdoti dissero a Solone che al di là delle colonne d’Ercole esisteva un’isola: Atlantide, grande quanto la Libia e l’Asia messe insieme. Poi Crizia parla della capitale. E qui si trova la descrizione che ha folgorato Allen. «Tutt’intorno vi era una pianura,che abbracciava la città ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino al mare… Un fossato riceveva i corsi d’acqua che discendevano dai monti e girava intorno alla pianura… Canali rettilinei, larghi circa cento piedi, tagliati attraverso la pianura, tornavano a gettarsi nel fossato presso il mare».
Jim Allen è un esperto di rilevamento aereo del territorio ed è certo di aver individuato i segni dei grandi canali circolari al centro dell Altipiano boliviano. In cinque spedizioni, dalla metà degli Anni 90 al 2003, Jim Allen ha progressivamente ristretto il cerchio. Finché si è imbattuto nella Pampa Aullagas, un altipiano che si stende vicino al lago Poopo, a 300 chilometri a Sud della capitale La Paz. «Nel maggio del 2000 sono riuscito a visitare finalmente il sito di Pampa Aullagas – racconta Allen -. E ho visto i resti delle grandi pietre rettangolari rosse, bianche e nere di cui parla Platone». Ma l’elemento decisivo sono i resti di immensi canali, che Allen ritiene le vestigia di un titanico sistema che gestiva le piene stagionali del lago Popoo: una serie di cerchi concentrici che circondavano la città e la rendevano inespugnabile. «Durante la stagione delle piogge Pampa Augallas diventa un grande lago. Al centro si eleva una collina rocciosa, che poteva benissimo essere l’acropoli della città». Le ricerche, però, vanno a rilento, anche per la difficoltà a reperire fondi.
L’équipe di Allen ha ritrovato quelle che ritiene pietre squadrate, del peso di svariate tonnellate, che fanno pensare a grandi mura fortificate. «Se prendiamo alla lettera il racconto di Platone, la città è scomparsa 9600 anni prima di Cristo. Sembra un’assurdità, ma Gerico, la città più antica del mondo risale al 3500 avanti Cristo e ultimamente gli archeologici hanno retrodatato i primi insediamenti. Per non parlare delle ultime scoperte in Sud America, con terre cotte del 3500 avanti Cristo che hanno ribaltato la storia del Continente: qui la civiltàè molto, molto più antica di quanto si pensasse». Secondo Allen, un’eruzione esplosiva del Volcan Quemado segnò la fine dell’Atlantide sudamericana. Con un fenomeno simile a quello che seppellì Ercolano, una valanga piroclastica, seguita a un terremoto, spazzò via le costruzioni dell’acropoli e cancellò, quasi completamente, i canali. Si tratta di scavare, quindi. Se Allen troverà i soldi, avremo la risposta, positiva o negativa che sia. Altrimenti ci dovremo accontentare della cinica conclusione di Aristotele riguardo la mitica città perduta: «L’uomo che l’ha sognata, l’ha anche fatta scomparire».
7 domande a Jim Allen
Jim Allen, che cosa è riuscito finora a ritrovare della ipotizzata città di Atlantide in Sud America?
«Abbiamo prove consistenti. La città potrebbe essere sottoterra da qualche altra parte, certo, ma a Pampa Aullagas il sito corrisponde perfettamente al mito tramandato da Platone. È l’unico posto al mondo con formazioni ad anello di terra e che è stato anche sconquassato da terremoti: la sabbia sul sito è quella che è stata depositata dalle eruzioni in un processo chiamato liquifazione».
Quel era la sua opinione su Atlantide prima di scoprire l’Altipiano?
«Prima di scoprire l’Altipiano cercavo nell’Oceano Atlantico, come hanno fatto tanti altri. Ma ora che abbiamo una regione che soddisfa la descrizione è inutile guardare altrove».
Ha cercato altri canali sull’Altipiano?
«Tramite foto satellitari ne ho visti altri, sempre vicino a Pampa Aullagas e li vorrei vedere da vicino».
Ha provato a tracciare gli antichi margini del lago Poopo nel 9650 avanti Cristo in modo da localizzare meglio la città?
«Il livello del lago varia di continuo, ma il sito di Pampa Aullagas è nel posto giusto, nel
centro della piana e attualmente è circa a 50 stadi dal mare».
Lo stadio di Platone, 177 metri?
«Dagli attuali rilevamenti dovremmo piuttosto parlare di uno stadio di 300 metri. Non è del tutto arbitrario».
Che cosa sa delle città perdute della foresta Amazzonica? Costituiscono ulteriore prove per Atlantide?
«Sì, potrebbero esserlo, poiché c’è una prova evidente di una vasta civiltà lungo tutta la regione amazzonica».
C’è un particolare elemento che viene usato come controprova per smentire le sue teorie?
«Alcuni obiettano che gli antichi non avrebbero potuto attraversare l’Oceano e averem notizie della civiltà narrata da Platone. Resta il fatto che in Egitto si è trovata coca e tabacco. Quindi qualcuno deve averlo fatto».Di Giordano Stabile
Fonte: LaStampa
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