Le pinne sono adoperate dal subacqueo come propulsore per incrementare la spinta e facilitare i movimenti in acqua.
CARATTERISTICHE
E’ possibile suddividerle in due categorie: pinne a calzata chiusa, o a scarpetta, e pinne a calzata aperta o con cinghiolo.
Le prime si usano in acque calde, dove non è indispensabile proteggere i piedi dal freddo. Per lo snorkeling, e in apnea. Grazie al contatto più stretto col piede, garantiscono una migliore spinta propulsiva a parità dello sforzo applicato.
Le pinne col cinghiolo, data la possibilità di regolarne la tensione, si possono utilizzare con calzari di diverso spessore e con suola rigida, sia con gli scarponcini di cui sono dotate le mute stagne.
Altre caratteristiche da tenere in considerazione sono le dimensioni e la rigidità della pala.
Una pala di grandi dimensioni, convogliando una maggior quantità di acqua, offre una spinta maggiore. Di contro, in funzione del materiale con cui è realizzata, aumenta il peso della pinna, portando ad un affaticamento delle gambe nel caso di prolungate percorrenze.
Più rigida sarà la pala, più efficiente sarà la propulsione.
Per l’apnea, dove i volumi delle attrezzature sono ridotti, viene generalmente utilizzata una pinna con pala lunga, circa 70-80 cm, non molto larga, 20-22 cm, e flessibile.
Con l’autorespiratore vengono utilizzate pinne con pale più rigide di medie dimensioni, 35-45 cm di lunghezza e 22- 24 cm di larghezza
MATERIALI
Le pinne, generalmente, sono realizzate con materiali plastici e gomme naturali.
Quest’ultima viene impiegata nella fabbricazione della scarpetta, che, per garantire il massimo del comfort e della robustezza, viene oggi realizzata con spessori e durezze differenziate.
Per la costruzione delle pale vengono privilegiati i materiali plastici che conferiscono maggiore rigidità. Tuttavia, alcune aziende hanno introdotto inserti realizzati in materiali più flessibili, che consentono un accrescimento della spinta a parità di sforzo.
Nelle pinne da apnea è diffuso da tempo l’utilizzo del carbonio, che, grazie alle sue caratteristiche meccaniche, garantisce un’elevata flessibilità e robustezza, con un peso notevolmente inferiore.
Una ditta produttrice ha appena lanciato sul mercato un prodotto per le immersioni con autorespiratore dove, ad una scarpetta con cinghiolo, viene abbinata una tecnologica pala in carbonio.
Il cinghiolo realizzato in gomma, può essere sostituito con una molla in acciaio inox. Ha il pregio dell’indistruttibilità, ma crea qualche iniziale difficoltà in fase di calzata e sfilata delle pinne.
COME SCEGLIERLE
La scelta varia in funzione dell’uso e delle peculiarità fisiche di chi le utilizza.
Il primo fattore da tenere in considerazione è il comfort della scarpetta. Nel caso di pinne a calzata chiusa, da utilizzare senza calzare, bisogna controllare che questa fasci il piede senza costringerlo, per evitare possibili crampi. Non vi siano bordi che, sfregando la cute, possano causare irritazioni. E’ comunque possibile utilizzarle con un calzare leggero, in neoprene senza suola.
Le pinne con cinghiolo vanno provate insieme al calzare. E’importante che non “ballino”, ma siano salde al piede, garantendo così un’efficiente pinneggiata.
Se si utilizzano calzari di diverso spessore, o se si possiede una muta stagna, è conveniente tenere quest’ultime in considerazione, al fine di effettuare un acquisto polivalente.
Per quanto riguarda le caratteristiche della pala, bisogna dire che, ad una maggiore durezza, corrisponderà un maggiore affaticamento della gamba. Pertanto, una pinna più efficiente esige un maggior allenamento ed un’ottimale tecnica di pinneggiata.
Inoltre, un maggior volume corporeo o di attrezzature, equivalgono ad una minore idrodinamicità, e quindi, occorrerà una pinna più efficiente.
Nel caso di immersioni in ambienti ostruiti, e dove sussiste la possibilità di rimuovere sedimento, la lunghezza della pala deve essere ridotta al minimo.
Nulla vieta che, in zone battute da correnti, sia possibile utilizzare una pinna da apnea, preferibilmente con pala in materiale plastico più rigido, anche con l’unità scuba.
Per una pinna di apnea i criteri di scelta sono legati alla corporatura, più o meno pesante, e alle profondità operative.
In funzione del materiale le pinne possono essere più o meno galleggianti. Sono tassativamente da evitare quelle con assetto positivo.
Potrebbe sembrare superfluo, ma una piccola attenzione va posta al loro colore. Una pinna con colori vivaci ci rende più visibili in acqua, ed in caso di emergenza, può essere sventolata in superficie e permetterci di essere individuati per un eventuale recupero. Nel caso dovessimo smarrirle durante l’immersione, diventa più semplice ritrovarle.
Un caso a parte è costituito dalla monopinna. Simile alla pinna caudale di un cetaceo è la prediletta dai puristi dell’apnea. Offre una spinta notevole se utilizzata in modo corretto. In questo caso, la pinneggiata classica và sostituita col nuoto delfinato.
MANUTENZIONE
Le pinne vanno sempre sciacquate con acqua dolce dopo l’utilizzo e riposte in un luogo fresco al riparo dal sole. E’ importante non appoggiarvi sopra pesi per evitare che possano assumere dei vizi di forma, conservandole in posizione più naturale possibile.
E’ bene tenere sempre un cinghiolo di scorta completo di fibbie, elemento che più facilmente si deteriora.
© P.f.d.