Le pinne

ottobre 2, 2007

Le pinne sono adoperate dal subacqueo come propulsore per incrementare la spinta e facilitare i movimenti in acqua.
CARATTERISTICHE
reaction_0002.jpgE’ possibile suddividerle in due categorie: pinne a calzata chiusa, o a scarpetta, e pinne a reactionara_0000.jpgcalzata aperta o con cinghiolo.
Le prime si usano in acque calde, dove non è indispensabile proteggere i piedi dal freddo. Per lo snorkeling, e in apnea. Grazie al contatto più stretto col piede, garantiscono una migliore spinta propulsiva a parità dello sforzo applicato.
Le pinne col cinghiolo, data la possibilità di regolarne la tensione, si possono utilizzare con calzari di diverso spessore e con suola rigida, sia con gli scarponcini di cui sono dotate le mute stagne.
Altre caratteristiche da tenere in considerazione sono le dimensioni e la rigidità della pala.
Una pala di grandi dimensioni, convogliando una maggior quantità di acqua, offre una spinta maggiore. Di contro, in funzione del materiale con cui è realizzata, aumenta il peso della pinna, portando ad un affaticamento delle gambe nel caso di prolungate percorrenze.
Più rigida sarà la pala, più efficiente sarà la propulsione.  
c4-pinne2.jpgPer l’apnea, dove i volumi delle attrezzature sono ridotti, viene generalmente utilizzata una pinna con pala lunga, circa 70-80 cm, non molto larga, 20-22 cm, e flessibile.
Con l’autorespiratore vengono utilizzate pinne con pale più rigide di medie dimensioni, 35-45 cm di lunghezza e 22- 24 cm di larghezza
MATERIALI
Le pinne, generalmente, sono realizzate con materiali plastici e gomme naturali.
Quest’ultima viene impiegata nella fabbricazione della scarpetta, che, per garantire il massimo del comfort e della robustezza, viene oggi realizzata con spessori e durezze differenziate.x3gialla_0000.jpg
Per la costruzione delle pale vengono privilegiati i materiali plastici che conferiscono maggiore rigidità. Tuttavia, alcune aziende hanno introdotto inserti realizzati in materiali più flessibili, che consentono un accrescimento della spinta a parità di sforzo.
flessione_m.jpgNelle pinne da apnea è diffuso da tempo l’utilizzo del carbonio, che, grazie alle sue caratteristiche meccaniche, garantisce un’elevata flessibilità e robustezza, con un peso notevolmente inferiore.
Una ditta produttrice ha appena lanciato sul mercato un prodotto per le immersioni con autorespiratore dove, ad una scarpetta con cinghiolo, viene abbinata una tecnologica pala in carbonio.
Il cinghiolo realizzato in gomma, può essere sostituito con una molla in acciaio inox. Ha il pregio dell’indistruttibilità, ma crea qualche iniziale difficoltà in fase di calzata e sfilata delle pinne.
COME SCEGLIERLE
La scelta varia in funzione dell’uso e delle peculiarità fisiche di chi le utilizza.
Il primo fattore da tenere in considerazione è il comfort della scarpetta. Nel caso di pinne a calzata chiusa, da utilizzare senza calzare, bisogna controllare che questa fasci il piede senza costringerlo, per evitare possibili crampi. Non vi siano bordi che, sfregando la cute, possano causare irritazioni. E’ comunque possibile utilizzarle con un calzare leggero, in neoprene senza suola.
Le pinne con cinghiolo vanno provate insieme al calzare. E’importante che non “ballino”, ma siano salde al piede, garantendo così un’efficiente pinneggiata.
Se si utilizzano calzari di diverso spessore, o se si possiede una muta stagna, è conveniente tenere quest’ultime in considerazione, al fine di effettuare un acquisto polivalente.
Per quanto riguarda le caratteristiche della pala, bisogna dire che, ad una maggiore durezza, corrisponderà un maggiore affaticamento della gamba. Pertanto, una pinna più efficiente esige un maggior allenamento ed un’ottimale tecnica di pinneggiata.
Inoltre, un maggior volume corporeo o di attrezzature, equivalgono ad una minore idrodinamicità, e quindi, occorrerà una pinna più efficiente.       
Nel caso di immersioni in ambienti ostruiti, e dove sussiste la possibilità di rimuovere sedimento, la lunghezza della pala deve essere ridotta al minimo.
Nulla vieta che, in zone battute da correnti, sia possibile utilizzare una pinna da apnea, preferibilmente con pala in materiale plastico più rigido, anche con l’unità scuba.
Per una pinna di apnea i criteri di scelta sono legati alla corporatura, più o meno pesante, e alle profondità operative.
In funzione del materiale le pinne possono essere più o meno galleggianti. Sono tassativamente da evitare quelle con assetto positivo. masterfrog.jpg
Potrebbe sembrare superfluo, ma una piccola attenzione va posta al loro colore. Una pinna con colori vivaci ci rende più visibili in acqua, ed in caso di emergenza, può essere sventolata in superficie e permetterci di essere individuati per un eventuale recupero. Nel caso dovessimo smarrirle durante l’immersione, diventa più semplice ritrovarle.
mascotte.jpgUn caso a parte è costituito dalla monopinna. Simile alla pinna caudale di un cetaceo è la prediletta dai puristi dell’apnea. Offre una spinta notevole se utilizzata in modo corretto. In questo caso, la pinneggiata classica và sostituita col nuoto delfinato.
MANUTENZIONE
Le pinne vanno sempre sciacquate con acqua dolce dopo l’utilizzo e riposte in un luogo fresco al riparo dal sole. E’ importante non appoggiarvi sopra pesi per evitare che possano assumere dei vizi di forma, conservandole in posizione più naturale possibile.
E’ bene tenere sempre un cinghiolo di scorta completo di fibbie, elemento che più facilmente si deteriora.

© P.f.d.


Lo snorkel

settembre 24, 2007

Lo snorkel, o aeratore, è costituito da un tubo ricurvo, solitamente realizzato in plastica più o meno rigida, al quale è collegato il boccaglio. Il diametro, affinché possa garantire una respirazione agevole deve avere un diametro di circa 2,5 cm. La lunghezza del tubo non deve essere eccessiva, circa 35/40 cm, al fine di non aumentare lo sforzo respiratorio. E comunque, non troppo corto, per evitare che, in caso di mare poco mosso, entri acqua.
Il boccaglio, solitamente realizzato in silicone, deve essere morbido ed adattarsi alla nostra bocca, per evitare fastidi o irritazioni, soprattutto nel caso di prolungati spostamenti in superficie.
Sono sconsigliati quelli con parti corrugate che rendono meno fluido il passaggio dell’aria e favoriscono il ristagno dell’acqua. Altrettanto sconsigliati quelli con valvola di scarico che con l’usura potrebbero favorire fastidiose infiltrazioni d’acqua.
La funzione dello snorkel è quella di consentirci di respirare senza dover uscire la testa dall’acqua. E’scarsamente usato dal subacqueo con l’autorespiratore, che se ne serve per brevi spostamenti in superficie. Invece, diviene di fondamentale importanza per l’apnea e lo snorkeling, perchè consente di osservare il fondale senza interrompere l’osservazione per uscire la testa fuori dall’acqua e respirare. In questo modo si evita di affaticarsi e si prolunga la permanenza in acqua.
Nelle immersioni con autorespiratore viene posizionato sul lato sinistro della maschera, tramite un gancio o un doppio anello, poiché a destra vi è l’erogatore.
In commercio si trovano snorkel e boccagli dal modello anatomico, che si adattano alla conformazione del viso e della bocca. Inoltre, esistono modelli flessibili o telescopici, che vengono apprezzati in subacquea tecnica, perchè è possibile riporli ad esempio nelle tasche del gav, ed estrarli in caso di necessità, evitando in questo modo di aggiungere ulteriori componenti alla numerosa attrezzatura presente.
In vendita, inoltre, è possibile trovare snorkel per asmatici, in cui vi è un alloggio per il farmaco spray, che consente l’insufflazione senza togliere il boccaglio.
Infine, come per la maschera, si consiglia di sciacquarlo dopo l’utilizzo e riporlo lontano dal neoprene, per evitare macchie alle parti in silicone.

© G.d.M.


La maschera subacquea

settembre 12, 2007

Il primo acquisto di un sub è la maschera.
E’ un elemento piuttosto semplice, costituita da un telaio, una o più lenti, il bordo o facciale, ed il cinghiolo, necessario a tenerla in posizione sul viso.

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Materiali
Il telaio è costruito in materiale plastico rigido, così come le fibbie sulle quali è fissato il cinghiolo. Le lenti sono realizzate in vetro temperato, considerata la pressione a cui sono sottoposte.
Il bordo, o facciale, è di silicone, spesso trasparente, materiale più morbido e robusto della gomma con cui venivano prodotte in passato.
Oggi si trovano in commercio maschere con lenti in plastica o resina.

Come sceglierla
Il primo fattore da tenere in considerazione è il confort: le dimensioni del bordo devono essere proporzionate a quelle del viso, adattandovisi perfettamente, in modo da garantire una perfetta tenuta. Svuotare continuamente la maschera, durante l’immersione, è parecchio fastidioso. Per accertarsene, al momento dell’acquisto, basta posizionarla sul viso ed inspirare col naso. In questo modo creeremo un effetto ventosa che evidenzierà eventuali infiltrazioni: deve rimanere perfettamente aderente al viso anche senza il sostegno delle mani.
E’ consigliabile provare a simulare lo schiacciamento subito durante l’immersione, spingendo il telaio contro il viso, per controllare che nessuna parte di esso crei fastidi. Inoltre, non bisogna trascurare l’alloggio per il naso, che deve garantire una presa agevole durante la manovra di compensazione.
Per l’apnea, dove si ha poca aria a disposizione, per compensare facilmente lo schiacciamento indotto dall’aumento di pressione, si prediligono quelle di piccole dimensioni con un ridotto volume interno.
Con l’autorespiratore, l’operazione è quasi automatica, dato che l’aria respirata è già a pressione ambiente e ve n’è una maggior quantità a disposizione. Potremo allora acquistare una maschera di dimensioni maggiori con vetri più ampi che offrano un maggiore campo visivo. Questo ci darà la possibilità di tenere sotto controllo gli strumenti senza dover effettuare movimenti eccessivi.
Nella scelta, sono da preferire le maschere con lenti in vetro temperato. Quelle in plastica si graffiano e opacizzano con estrema facilità, compromettendo la visione.
Infine, sconsigliate quelle con valvole per lo svuotamento. Usurandosi, creano infiltrazioni d’acqua.

Utilizzo e manutenzione
Non appena acquistata, la prima operazione da effettuare è la rimozione dei residui che si depositano sulle lenti durante i processi di lavorazione. Questi causano fastidiosissimi appannamenti.
In commercio si trovano prodotti per la pulizia delle lenti da utilizzare prima di ogni immersione.
Tuttavia, si può intervenire anche in modo casalingo, servendosi di prodotti non nocivi al nostro organismo come sgrassatori, dentifricio, o il vecchio sistema dello sfregamento della patata. Se queste operazioni non dovessero essere sufficienti, dopo aver accuratamente smontato i vetri, è possibile bruciare i depositi con un accendino. Intervento drastico, ma risolutivo.
E’ buona regola, comunque, prima di ogni immersione, cospargere le lenti ancora asciutte di quello che è il più naturale degli antiappannanti: la saliva.
Dopo averla sciacquata e posizionata sul viso, si regola il cinghiolo in modo che non sia ne troppo lenta, ne troppo stretta. Nel primo caso potrebbero verificarsi infiltrazioni d’acqua. Nel secondo, il bordo infastidirebbe il viso compromettendone la comodità.
A fine immersione va sciacquata con acqua dolce e posta ad asciugare in un luogo fresco e ombreggiato.
Và conservata in modo da non subire urti che potrebbero danneggiarne le lenti o il telaio. Nel caso del silicone trasparente è meglio riporla separata dal resto dell’attrezzatura, nella sua custodia, al fine di evitarne l’ingiallimento.

Evoluzioni e curiosità
La maschera, materiali a parte, si è evoluta ben poco dalla sua apparizione.
E’ stato ottimizzato il campo visivo, avvicinando i vetri, il più possibile, al viso e inclinandoli verso il basso. Ne esiste un tipo con l’inclinazione regolabile. Invece, in alcuni modelli, sono stati posizionati sul telaio, vetri laterali ed addirittura inferiori.
La possibilità di sostituire le lenti con quelle graduate, o applicane aggiuntive a quelle esistenti, ne ha reso possibile l’utilizzo anche a coloro che hanno problemi di vista.
oceanic-hud.jpgUna delle ultime novità è quella del computer integrato. Applicato nel telaio, dà la possibilità al sub di tenerlo sotto controllo senza dover fare alcun movimento. E’comunque opportuno utilizzare un secondo computer di emergenza da portare al polso.  
Esistono varianti della maschera utilizzate per scopi professionali: una di queste è quella “gran facciale”, in cui il bordo copre il viso per intero. Alcuni modelli sono predisposti per un sistema di neptune2.jpgneptune2.jpgneputune1.jpgneputune1.jpgcomunicazione. La bocca resta libera dall’erogatore, ed è quindi possibile dialogare neptune2.jpgneptune2.jpgtranquillamente col compagno o con la superficie. Spesso viene utilizzata dai video operatori sub, che possono commentare in prima persona le immagini durante le riprese. Non bisogna mai dimenticare di portare con se una maschera di emergenza, da adoperare nel caso di un malfunzionamento dell’erogatore principale.
Nell’ambito della subacquea professionale, lo strumento visivo utilizzato è il casco Kirby Morgan.
Esiste nella versione integrale e light. Nel secondo caso è molto simile ad un gran facciale, con la parte posteriore chiusa da un cappuccio in neoprene.
Al suo interno ha le predisposizioni per applicare il sistema di comunicazione, ed un meccanismo,  comandabile dall’esterno, che consente di tappare il naso per effettuare le manovre di compensazione. E’ collegato con “l’ombelicale” direttamente con la superficie, tramite il quale il sub viene rifornito di aria. Mediante una manopola laterale, in caso di emergenza, è possibile aprire il collegamento con una piccola bombola di emergenza, portata dal sub. Infine, un secondo comando apre un flusso d’aria sul vetro, utilizzato per disappannarlo.

© P.f.d.

Per approfondire l’argomento della visione sub:

Osservare sott’acqua 

Il blu del mare


Un accessorio sub pericoloso

agosto 11, 2007

La Innovative Scuba Concept Inc. ha comunicato che un loro accessorio, potrebbe presentare un difetto di produzione.

Il componete incriminato è uno snodo, o swivel, che viene montato prima del 2° stadio dell’erogatore subacqueo, distribuito dal gennaio 2006 al marzo 2007.

In seguito alle segnalazioni ricevute da alcuni utilizzatori del prodotto, la ditta rende noto che lo snodo potrebbe cedere durante l’immersione, provocando la perdita dell’aria del subacqueo.

Il richiamo del prodotto da parte della ditta Americana, riguarda l’articolo denominato “swivel HO 110”.

Si consiglia ai consumatori di interrompere l’utilizzo del prodotto e mettersi in contatto con il negoziante dove è stato acquistato l’accessorio per un rimborso.
Per informazioni è possibile contattare la  stessa ditta Innovative Scuba Concept Inc.

Fonte: Underwatertimes